Wednesday, January 11, 2012

I primi medicamenti

I primi medicamenti sono stati, come si sa, sicuramente ricavati dal mondo vegetale. Nelle erbe si trovano infatti "infinite virtù", per nutrirsi e per curarsi. Semplici, piante, erbe, droghe: un mondo comune di rimedi dalla natura vegetale.

Gli Egizi, l'antica Cina, le genti della Bibbia, tutti hanno attinto a questo patrimonio universale. La storia dell'uomo, si può dire, è fatta anche con le piante medicinali. Noi abbiamo imparato ad utilizzare la "herbarum potentia". Abbiamo scoperto la "farmacia di Dio", diceva Osvaldo Crollio nel 16oo.

Le erbe officinali esercitano da sempre un loro fascino naturale, al punto che gli antichi popoli spesso le hanno considerate "sacre" e le hanno legate a varie divinità protettrici (Apollo, Pan, Venere, Diana, Peone).

Sentiamo ancora profumo di spezie tra gli antichi vasi di farmacia, un connubio elementare anche a prima vista.

Tra i primi farmaci vi sono state, ad esempio, le droghe portate dall'Oriente, con un po' di curiosità e di mistero, ma anche di antica saggezza. Quella dei Cinesi, degli Indiani, del Vicino Oriente, dei Greci e degli Arabi.

Spezie e droghe, forse anche sinonimi, ma certo le spezie hanno il potere di richiamare anche l'intensità dell'aroma, quasi quindi una nuova magia in più della droga, quasi un altro rimedio per lo spirito, per il gusto di vivere meglio, con una fantasia di estasi misteriosa, come mistero è tutto quanto ci è lontano e sconosciuto. Spezie ancora per dare al medicamento un tocco in più di ignoto che non guasta. Lo sapevano medici e speziali fino alle soglie della medicina moderna, lo sanno ancora coloro che praticano l'erboristeria, la medicina alternativa, la medicina naturale.

Pensiamo alle spezie o alle droghe in un vaso di farmacia: quale altro contenitore sarebbe più adatto?

Anche le confezioni di oggi vanno alla ricerca dell'antico per valorizzarle. Per farne simbolo di una vecchia tradizione del medicamento, del suo senso di cura per l'uomo, di scrigno che racchiude così il potere sconfinato della natura e della medicina.

Tutta la medicina antica del mondo ci racconta che le erbe fanno parte di un ricco patrimonio primitivo dell'arte di curare. Nessun popolo antico è stato privo di rimedi provenienti dal regno vegetale. Si può affermare che botanica, farmacia, medicina, storia ed antropologia sono fuse fra loro e si intersecano a formare connessioni basilari nella storia e nella medicina popolare del mondo.

La farmacia naturale è presente in Europa, come nelle lontane terre dell'India e della Cina, come pure nel Continente Americano in toto (Nord America, terre dei Maya, degli Inca, degli Aztechi ecc.) ed in Africa.

La botanica sempre è stata la base della farmacia e, in aggiunta, la donna quasi certamente è stata la prima farmacista, nel senso di prima ricercatrice, forse in origine a soli scopi alimentari e prima conoscitrice di erbe curative.

Circa 400 specie di piante diverse sono descritte nella maggior parte dei testi medici medievali europei.

L'erbalismo medievale è senz'altro un notevole punto di riferimento nella evoluzione della terapia medicamentosa, tanto da esserne considerato un'arte. Ricordiamo anche che molte specie vegetali erano usate in rituali e cerimonie, sia laiche che sacre(afrodisiaci, filtri, unguenti, bevande, antidoti, incensi, narcotici, pozioni magiche ecc.).

Quest'arte proseguì dopo la fine del Medioevo e vive tuttora, come si riscontra dall'interesse e dal proliferare delle nostre erboristerie( e per extenso del fenomeno della droga).L'erba è l'alternativa più accettata rispetto al medicamento sintetico moderno, le piante poi riescono ancora a dare spunti odierni alla ricerca farmacologica. I rimedi vegetali racchiudono la storia dei costumi e delle tradizioni di un popolo e richiamano l'insieme dei fatti legati alle cure, sia di esperienza locale che di una più ampia medicina naturale. Qualcuno ha affermato che "meno di due dozzine di farmaci veramente efficaci erano noti prima del 1700"; altri (A.K. Shapiro) che "l'unico legame tra la moderna e la vecchia medicina è l'effetto placebo".

Ancora (E.H. Ackernecht): "la medicina popolare impiega il 25-50 % di farmaci obiettivamente attivi".

E' certo che ognuno di questi signori ha qualche ragione, ma è anche vero che i tempi antichi erano più semplici in fatto di esigenze terapeutiche della gente, reali o fittizie che fossero.


Passando in centro a Imola dalla Farmacia dell'Ospedale (o della Scaletta, per via dell'emblema esposto all'interno) si possono ancora vedere e persino toccare i mitici vasi di farmacia dei secoli scorsi.

Sono anche un patrimonio artistico che ha spaziato tra tecnica, cultura, privilegio e scienza. Tra i vari contenitori proposti per i medicamenti la ceramica ha avuto un ruolo storico particolare dal XIII secolo in avanti.

Nel XV secolo l'avvento dell'ossido di stagno nella rivestitura dei vasi di terracotta diede una svolta all'utilizzo di questi per una migliore conservazione dei medicamenti e delle droghe.
In varie fogge (idra, boccia, orciolo, boccale, pilloliera, albarello ecc.), potevano contenere prodotti liquidi (acque, sciroppi, oli ecc.) o di consistenza molle, semisolida o solida (elettuari, unguenti, polveri, pillole o altro).

I secoli d'oro della ceramica da farmacia furono il XV ed il XVI. Nacquero allora collezioni di vasi vere e proprie, destinate ai diversi medicamenti della farmacopea o dei codici (formulari), anche con ottima qualità di produzione.

Nel XVII secolo la qualità sembrò degradare.

Nel XVIII secolo si ebbe però uno sviluppo di grandi quantità di vasi di buona fattura.

Nel XIX secolo infine la produzione cessò entro il primo quarto dello stesso.

Sui vasi è indicato, nel cosiddetto cartiglio, il nome abbreviato del medicamento, scritto in forma decorativa, in un latino decadente, con due parole in genere. Dove A. stava, ad esempio, per acqua, Syr. per sciroppo, U. per unguento ecc. La seconda parola designava in genere il "principio attivo", come, ad esempio, A. violarum , acqua di viole, o altro (nome della malattia, del medico famoso ecc.).

La Farmacia dell'Ospedale di Imola, senza entrare in ulteriori particolari, possiede una delle più grandi collezioni storiche di vasi del mondo (457 pezzi). La realizzazione artistica fu tutta imolese (C. Ravanelli Guidotti , 1990).

Nata come farmacia dell'Ospedale cittadino (fu aperta nel 1766), fu abbellita da artisti locali del legno e della ceramica maiolicata. A tutt' oggi resta fra i documenti settecenteschi di farmacia più significativi e ben conservati, in buona compagnia con altri pregiati esempi di farmacie europee storiche (olandesi, scandinave, francesi, tedesche ecc.).

I vasi sono in colorazione classica di blu su bianco.

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